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Pedagogista: chi è e cosa fa

Se sei un genitore a cui è stato consigliato di contattare un pedagogista o sei uno studente o un professionista dell'educazione che con molti dubbi si affaccia alla professione, sei arrivato nel posto giusto. In questo articolo ti spiego chi è il pedagogista, di cosa si occupa e dove lavora.

Chi è il pedagogista?

Il pedagogista è lo specialista dei processi educativi, formativi e di apprendimento

Il pedagogista è un professionista che studia, analizza e valuta i processi educativi e formativi per migliorarli. La sua formazione spazia dalle scienze dell'educazione, alla psicologia dell'apprendimento, metodologie didattiche, teorie pedagogiche, sociologia, filosofia e antropologia. 


Di cosa si occupa?

Il pedagogista si occupa di sviluppare il potenziale di sviluppo e di apprendimento delle persone, dagli zero ai cento anni. 

È un professionista che svolge funzioni di progettazione, di intervento e di valutazione al fine di garantire un apprendimento significativo e un'educazione inclusiva e di qualità.

Attraverso l'osservazione, l'analisi e la valutazione dei bisogni educativi della persona, struttura interventi di natura pedagogica comprendenti attività educative, culturali, rieducative e formative. Può svolgere anche attività didattiche, di ricerca, di coordinamento e di supervisione.


Dove lavora?

Il pedagogista lavora con persone di ogni età, nei seguenti ambiti:

Il pedagogista può svolgere la professione come dipendente o libero professionista in scuole, università, centri di formazione professionale, enti pubblici e privati, organizzazioni no-profit e centri di ricerca. 


Spero di averti aiutato a fare maggior chiarezza per orientarti sulla professione del pedagogista, ma se avessi ancora dubbi o curiosità non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti



TAGS pedagogista educazione pedagogia

8 motivi per cui rivolgerti alla pedagogista

Ti hanno consigliato di rivolgerti a una pedagogista ma non sai di cosa si occupa e se è la professionista giusta per risolvere il tuo problema? In questo articolo ti spiego per quali bisogni, difficoltà e problematiche chiedere supporto alla pedagogista e come potrebbe aiutarti

8 motivi per cui è utile rivolgersi alla pedagogista


1. Problemi di apprendimento: quando sono presenti difficoltà scolastiche o disturbi specifici dell'apprendimento, la pedagogista può aiutarti a individuare le cause e a trovare le strategie di studio e gli strumenti più efficaci.


2. Difficoltà relazionali: se ci sono problemi di socializzazione e litigi frequenti con i compagni di scuola, i genitori o altre persone, la pedagogista può fornire supporto nella gestione delle relazioni e dei conflitti.


3. Problemi comportamentali: in presenza di problemi e disturbi del comportamento (disabilità, ADHD, autismo, disturbi emotivi e relazionali), la pedagogista può aiutarti a trovare strategie efficaci.


4. Orientamento scolastico e professionale: se sei indeciso sul percorso di studi o sulla scelta della professione, la pedagogista può accompagnarti a scoprire i tuoi talenti e a prendere una decisione consapevole.


5. Sostegno genitoriale: se riscontri difficoltà nell'educare i tuoi figli o studenti, se non trovi le strategie per rispondere ai loro bisogni, la pedagogista può darti informazioni e consigli per favorire uno sviluppo positivo.


6. Supporto nell'inclusione scolastica: se hai un figlio o uno studente con bisogni educativi speciali, la pedagogista può darti informazioni normative e supporto per la valutazione e per il Piano Educativo Individualizzato (PEI).


7. Supervisione professionale: se lavori negli servizi dell'educazione, istruzione e formazione o con le famiglie, la pedagogista può aiutarti nella progettazione e nella valutazione dei programmi educativi e formativi.


8. Formazione pedagogica: un percorso formativo può rappresentare un'opportunità di sviluppo personale e professionale per i genitori, educatori, tutor e insegnati attraverso cui ampliare le proprie conoscenze e acquisire nuove competenze.



Ora conosci i motivi per i quali puoi rivolgerti alla pedagogista. Se avessi ancora dubbi o curiosità, non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti

La consulenza pedagogica: cos'è e come può aiutarti

Sei un genitore, un educatore o un insegnante e avresti bisogno di supporto per gestire meglio le tue emozioni e per migliorare le tue azioni educative? In questo articolo ti spiego cos'è la consulenza pedagogica e come potrebbe aiutarti. 

Cos'è

La consulenza pedagogica è una forma di sostegno e aiuto alla persona che la richiede (un genitore, un insegnante, uno studente, ecc.) finalizzata a comprendere meglio le esigenze e le problematiche della persona e aiutarla a trovare soluzioni per superare le difficoltà incontrate.

Obiettivi

La consulenza pedagogica può avere i seguenti obiettivi:

Come si svolge

Il colloquio pedagogico si svolge in un clima di ascolto attivo, rispetto e non giudizio. Grazie a questa forma di dialogo, la persona può sentirsi supportata e motivata a fare progressi nel proprio percorso di apprendimento e di crescita. 

La consulenza pedagogica si basa su un rapporto di fiducia tra cliente e pedagogista, che lavorano insieme per trovare le soluzioni migliori per superare le difficoltà.

Tempi

La durata della consulenza pedagogica varia a seconda delle esigenze della persona e delle questioni da affrontare. La durata di un singolo incontro va dai 45 ai 90 minuti, ma possono essere necessari più incontri a seconda della complessità della situazione.


La consulenza pedagogica prevede:






Abbiamo chiarito cos'è la consulenza pedagogica, quali sono gli obiettivi e come si svolge. Se hai altri dubbi o curiosità non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti

Difficoltà scolastiche: come scegliere il supporto migliore

Tuo figlio ha difficoltà a scuola e ha bisogno di un supporto a casa? In questo articolo ti spiego quali professionisti possono aiutarti, che tipo di supporto possono offrire e a chi è meglio rivolgersi per affrontare in modo efficace gli insuccessi scolastici.

Aiuto compiti, ripetizioni, tutoring, doposcuola e potenziamento. Ci sono diverse figure che lavorano a vario titolo insieme ai bambini e ai ragazzi con difficoltà e disturbi dell'apprendimento: baby sitter, studenti, insegnanti, tutor, psicologi, logopedisti e pedagogisti. Che differenza c'è e come scegliere a chi rivolgersi?


Per rispondere, è importante conoscere prima qual è il problema, il bisogno di partenza. Questo articolo ha l'obiettivo di aiutarti a capire in quale situazione vi trovate e a chi è meglio rivolgersi.


 

Aiuto compiti 

L'aiuto compiti corrisponde all'aiuto nello svolgimento pomeridiano dei compiti scolastici. Le figure principalmente impegnate in questa attività sono genitori, baby sitter e studenti. Generalmente non hanno una formazione specifica sulle difficoltà e i disturbi dell'apprendimento e possono essere di supporto per quei bambini che non presentano problematiche specifiche e che hanno bisogno di una presenza adulta che controlla il corretto svolgimento dei compiti.



Ripetizioni

Con le ripetizioni si ripetono gli argomenti spiegati a scuola nelle materie in cui lo studente mostra carenze o lacune rispetto a particolari contenuti. Le ripetizioni vengono fatte da studenti e da insegnanti e, come per l'aiuto compiti, principalmente non c'è un intervento mirato sulle cause di difficoltà né l'accompagnamento alla costruzione di un metodo di studio personale.



Doposcuola

Il doposcuola prevede l'assistenza pomeridiana allo svolgimento dei compiti, rivolta a più studenti, da parte di insegnanti ed educatori all'interno degli ambienti scolastici Si tratta di un supporto limitato all'attività dei compiti, sono presenti più studenti di classi diverse, e anche in questo caso non c'è un supporto individuale, né un lavoro specifico sulle difficoltà di apprendimento. 



Tutoring 

Il tutor ha una formazione di base sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) e/o Disturbo da Deficit di Attenzione (ADHD), acquisita con corsi che vanno da 8 fino a 50 ore. Lavora sui compiti scolastici e sul metodo di studio a casa dello studente o al doposcuola. Per chi volesse rivolgersi a questa figura, consiglio di cercare di verificare prima che tipo di formazione ha acquisito, poiché poche ore di formazione potrebbero significare poche conoscenze e poche competenze specifiche.



Potenziamento

Il potenziamento è un percorso specifico volto ad intervenire sulle abilità di lettura, scrittura, grafia o calcolo, eseguito da specialisti opportunamente formati, che si occupano della progettazione individualizzata, del monitoraggio e della valutazione del percorso. Le attività di potenziamento vengono svolte generalmente dal pedagogista, dallo psicologo e dal logopedista.


Il pedagogista attua un'intervento educativo di potenziamento didattico e ludico per rafforzare alcune capacità specifiche dello studente, o più abilità in senso globale tra cui anche le capacità di attenzione e concentrazione, la motivazione e l'autonomia dello studente.

Lo psicologo e il logopedista effettuano invece un trattamento riabilitativo attraverso esercizi specifici a un'abilità specifica, per un tempo programmato.

 

Sostanzialmente, cosa cambia tra il potenziamento come intervento pedagogico e il potenziamento come trattamento clinico?


Il trattamento per la riabilitazione è strutturato in partenza, attraverso test e programmi validati, e ha finalità diagnostiche e riabilitative. Non si occupa del lavoro sui compiti scolatici veri e propri, ma utilizza altri esercizi standard, specifici per allenare e potenziare alcune abilità specifiche. 


L'intervento di potenziamento pedagogico è più flessibile e ha l'obiettivo di compensare e arricchire le risorse e le capacità dello studente in senso globale. Usa alcuni test, esercizi e programmi validati (ad esempio di lettura, di scrittura, di comprensione ecc.) e insieme lavora sui compiti scolastici e sul metodo di studio.

Il pedagogista, oltre ad aiutavi a individuare le cause e a trovare le strategie di studio e gli strumenti più efficaci, può fornire consulenza pedagogica e sostegno educativo anche per altri problemi familiari e supervisione e formazione per gli insegnanti e gli educatori. 


 

Se nel vostro caso le difficoltà scolastiche sono durature, non provvisorie, e se i voti negativi si presentano in più di un paio di materie, il supporto nei compiti non può bastare. E' il caso di rivolgersi ad un professionista specializzato che analizzerà in profondità la situazione e proporrà un progetto di intervento adeguato, a supporto dello studente, della famiglia e degli insegnanti.

 


Come capire se il professionista a cui vi rivolgete è davvero esperto dell'apprendimento?


Informarsi su che formazione ha conseguito è il primo passo. C'è differenza, a volte notevole, tra diversi corsi; lo stesso vale anche per gli enti di formazione, alcuni sono certificati da enti di controllo della qualità o dal Ministero e altri no. 


Per farlo, potete verificare se il professionista compare in qualche albo specifico come esperto: in questo caso significa che possiede delle qualifiche certificate. Dove non compaiono informazioni chiare ed esaustive direttamente dal sito del professionista e non sono indicate in nessun albo, dovrebbe sorgere qualche dubbio.


Molto importante è anche capire quante ore di formazione ha conseguito e quanta esperienza ha.


Infine, per scegliere con criterio è necessario chiedersi: è davvero conveniente questo servizio? Cosa offre? Sto investendo bene?



Dopo aver letto l'articolo, ti sarà ora più chiara la differenza tra i diversi professionisti e servizi per le difficoltà scolastiche e, nel vostro caso specifico, quale è meglio scegliere. Se avessi ancora dubbi o curiosità non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti


DSA: cosa sono e come riconoscerli

Tuo figlio o un tuo studente presenta difficoltà significative e persistenti nella lettura, nella scrittura o nel calcolo? In questo articolo ti spiego cosa sono i disturbi dell'apprendimento e quali sono i segnali per riconoscerli.

L'apprendimento è un processo complesso e individuale che coinvolge una serie di abilità cognitive, sociali ed emotive. Per alcune persone, questo processo può essere ostacolato da disturbi dell'apprendimento. 

Riconoscere questi disturbi è fondamentale per fornire il supporto adeguato agli studenti, consentendo loro di superare le sfide e raggiungere il loro pieno potenziale.


 

Cosa sono i Disturbi dell'Apprendimento? 

I disturbi dell'apprendimento (DSA) sono condizioni che ostacolano la capacità di un individuo di apprendere in modo efficace e secondo lo sviluppo tipico. Sono il risultato di differenze neurologiche che influenzano aree specifiche del processo di apprendimento: acquisizione, conservazione, elaborazione e comunicazione delle informazioni. 

È importante evidenziare che i disturbi dell'apprendimento non sono indicativi di mancanza di intelligenza o di impegno, come spesso si crede; piuttosto, rivelano differenze nella modalità in cui il cervello elabora le informazioni.

Le difficoltà di apprendimento sono considerate “specifiche” in quanto non sono attribuibili a disabilità intellettive, a ritardo globale dello sviluppo, a disturbi sensoriali, neurologici o motori.



Tipi di DSA e caratteristiche

All'interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 5 (DSM 5, 2015) sono classificati 4 tipi di disturbi specifici di apprendimento (DSA):






Questi disturbi possono manifestarsi in forma distinta o associati tra di loro o ad altri disturbi e con differenti gradi di gravità: lieve, moderata o grave.



Segnali di possibili disturbi dell'apprendimento


Riconoscere i segnali precoci di un possibile disturbo dell'apprendimento è essenziale per intervenire tempestivamente. Ecco alcuni segnali da tenere d'occhio:





Dopo aver letto l'articolo, ti sarà ora più chiaro cosa e quali sono i disturbi dell'apprendimento e da quali segnali riconoscerli. Se avessi ancora dubbi o una richiesta specifica, non esitare a contattarmi.


Dott.ssa Liliana Colletti

Valutazione e intervento educativo per sospetto Disturbo dell'apprendimento

Hai riconosciuto alcuni segnali e hai sospetti per un Disturbi dell'apprendimento su di te, tuo figlio o in un tuo studente e vuoi sapere come approfondire e a chi rivolgerti? In questo articolo ti spiego come valutare e intervenire in tempi rapidi.

I disturbi dell'apprendimento possono avere un impatto significativo sulla vita di una persona. Possono portare a difficoltà scolastiche, a problemi sociali e a una bassa autostima.


Quando si presentano costanti difficoltà scolastiche, è necessario attivarsi in modo tempestivo per approfondire la situazione. L'identificazione precoce di un sospetto disturbo dell'apprendimento è fondamentale come lo è fornire allo studente il supporto opportuno, per evitare l'aggravarsi della situazione.



Che valutazione fare in caso di sospetto?


Per valutare e approfondire un sospetto disturbo dell'apprendimento è utile fare una valutazione pedagogica preliminare. L'utilità è molteplice: 


Dopo la valutazione, in caso di conferma del sospetto disturbo, la pedagogista indirizza la famiglia all'approfondimento diagnostico e insieme propone un percorso di potenziamento finalizzato al recupero e al consolidamento degli apprendimenti e delle abilità deficitarie. Prima si interviene, meglio è. 


I tempi di attesa per fissare un primo colloquio per la certificazione presso i servizi pubblici sono molto lunghi (indicativamente di un anno) e in questo periodo di tempo si p fare molto per aiutare lo studente e la famiglia. 



Quali interventi specialistici scegliere?


Di fronte a difficoltà scolastiche frequenti e persistenti e a disturbi dell'apprendimento è necessario intervenire prontamente e correttamente. L'intervento pedagogico è un intervento educativo che lavora su più dimensioni collegate all'apprendimento e aiuta gli studenti a:




L'intervento pedagogico è flessibile e personalizzato e ha l'obiettivo di compensare e arricchire le risorse e le capacità dello studente in senso globale. Usa alcuni test, esercizi e programmi validati (ad esempio di lettura, di scrittura, di comprensione ecc.) e insieme può lavorare sui compiti scolastici.


La Pedagogista, oltre ad aiutare a individuare le cause e a trovare le strategie di apprendimento e gli strumenti più efficaci, può fornire supporto anche per altri problemi familiari e supervisione e formazione per gli insegnanti e gli educatori. 



Quali interventi adottare a casa e a scuola?

Insieme agli interventi della pedagogista, è utile e consigliato integrarne alcuni a casa e a scuola:






Riconoscere e affrontare i disturbi dell'apprendimento è essenziale; con i giusti interventi gli studenti possono sviluppare le proprie capacità, superare le sfide scolastiche e realizzare il loro potenziale unico.




In questo articolo hai trovato le informazioni necessarie a conoscere e a orientarti sulla valutazione e sui diversi interventi educativi in caso di sospetto di disturbo dell'apprendimento. Se vuoi approfondire, non esitare a contattarmi.



Dott.ssa Liliana Colletti

La certificazione per i DSA: come ottenerla e come utilizzarla

Dalle difficoltà e dallo scarso rendimento scolastico di tuo figlio o di un tuo studente sospetti che possa avere un disturbo dell'apprendimento o hai ricevuto la segnalazione da parte delle insegnanti di approfondire la situazione?  In questo articolo, ti spiego qual è l'iter per la diagnosi DSA e come utilizzarla a scuola.


Quando è possibile fare la diagnosi?

La diagnosi di DSA può essere fatta alla fine della classe seconda della classe primaria, quella di discalculia alla fine della classe terza. Prima del raggiungimento dei 7-8 anni è precoce perché potrebbe trattarsi di un sviluppo lento o atipico. Nel caso di bambini che presentano già un disturbo del linguaggio pregresso certificato o altri disturbi significativi si può invece avviare un percorso diagnostico prima dell’ingresso nella scuola primaria.



Come ottenere la certificazione di DSA?

La persona o la famiglia, in caso di minore, può richiedere una valutazione diagnostica presso i servizi specialistici di neuropsichiatria infantile e/o psicologia clinica dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari o presso gli enti accreditati e abilitati.


Per ottenere la certificazione di DSA, ci sono due possibilità:





Cosa prevede il percorso di diagnosi di DSA?

I servizi specialistici o gli enti accreditati/abilitati prendono in carico lo studente e al termine dell’iter valutativo rilasciano l’eventuale certificazione di disturbo specifico dell’apprendimento. La certificazione DSA può essere rilasciata da un team multidisciplinare composto da un neuropsichiatra infantile, uno psicologo e un logopedista. 


La diagnosi di DSA si basa su una valutazione clinica, attraverso test e colloqui, e tiene conto dei seguenti aspetti:




Come utilizzare la certificazione di DSA?

Una volta ottenuta la certificazione DSA, è possibile utilizzarla per richiedere i benefici previsti dalla legge. 

La certificazione deve essere presentata dalla famiglia alla scuola di appartenenza del bambino o dell'adolescente. 


La scuola, a sua volta, deve predisporre un Piano Didattico Personalizzato (PDP) che tenga conto delle difficoltà specifiche della persona. Il PDP è un documento che viene redatto dai docenti, in consultazione con i genitori e i professionisti che hanno effettuato la diagnosi e approvato dal Dirigente Scolastico. 


Il PDP contiene una serie di indicazioni per gli insegnanti su come supportare e valutare lo studente nel suo percorso scolastico. La certificazione è necessaria per accedere a una serie di benefici, tra cui gli strumenti compensativi ( come software o strumenti di supporto e prolungamento dei tempi durante le verifiche) e le misure dispensative (astensione da alcune attività come la lettura ad alta voce o la scrittura a mano).


In sede di esame conclusivo del primo ciclo e del secondo ciclo la commissione adotta le misure dispensative e gli strumenti compensativi previsti dal PDP.



Qual è la validità della certificazione DSA?

La certificazione deve essere aggiornata al passaggio da un ciclo scolastico all’altro (da scuola primaria a scuola secondaria di primo e secondo grado). Non è obbligatorio l'aggiornamento, se sono passati meno di tre anni.




Dopo aver letto l'articolo, dovresti aver chiaro come ottenere e come utilizzare la certificazione di DSA. Se avessi ancora dubbi non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti

Come aiutare un bambino con DSA a Casa: consigli pratici

Se sei il genitore o il tutor di un bambino con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA), sai quanto può essere sfidante garantire aiutare il tuo bambino nello svolgimento dei compiti a casa. In questo articolo, ti consiglio alcune strategie per creare un ambiente di sostegno e per aiutare il tuo bambino a sviluppare il suo pieno potenziale.

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) sono condizioni che possono rendere la lettura, la scrittura e il calcolo molto difficili per alcuni bambini. Tuttavia, con il giusto supporto, i bambini con DSA possono superare le difficoltà scolastiche ed eccellere.


Ecco alcuni consigli pratici per supportare un bambino con DSA a casa:


I bambini con DSA beneficiano di routine ben strutturate. Stabilite insieme un programma quotidiano che include orari fissi per le attività di studio, per il riposo e per il gioco. Una routine costante può aiutare il tuo bambino a sentirsi più sicuro e motivato.


Crea un ambiente adeguato per l'apprendimento. Assicurati che lo spazio in cui tuo figlio studia sia tranquillo, ben illuminato e privo di distrazioni (cellulare, televisore ecc.). Usa materiali colorati e interattivi per rendere l'apprendimento più coinvolgente.


Aiuta il tuo bambino a pianificare le attività in anticipo. Fornisci un'agenda o un calendario visivo in cui poter segnare gli impegni, le scadenze e le attività quotidiane. Questo può aiutare a ridurre l'ansia legata alla gestione del tempo e del lavoro scolastico.


Stabilisci obiettivi realistici e raggiungibili insieme al tuo bambino. Celebrate ogni piccolo successo e riconoscete gli sforzi che sta facendo. Questo contribuirà a mantenere alta la sua motivazione.


Coinvolgi il tuo bambino nelle decisioni riguardanti il ​​suo apprendimento. Chiedigli come preferisce studiare, cosa prima e cosa dopo, quali argomenti lo interessano di più e come si sente riguardo alle sue sfide. Questo senso di partecipazione può aumentare la sua autostima.


I bambini con DSA possono trarre vantaggio da modalità di apprendimento alternative. Utilizzate approcci visivi, uditivi e tattili per presentare le informazioni. Ad esempio, potete utilizzare immagini, video, letture ad alta voce e attività pratiche. Meglio ancora se creati insieme al bambino.


La ripetizione è fondamentale per il consolidamento dell'apprendimento. Rivedete insieme regolarmente le informazioni chiave e utilizzate tecniche di rinforzo come la ripetizione attiva, in cui il tuo bambino spiega ciò che ha imparato con le sue parole.


Esplora l'uso di strumenti tecnologici e applicazioni che possono aiutare il tuo bambino. Ci sono molte risorse disponibili per i DSA, come software di sintesi vocale, lettori di testo, programmi di scrittura sotto dettatura e app per l'apprendimento interattivo.


Fornisci un forte sostegno emotivo. I bambini con DSA possono sentirsi frustrati o scoraggiati dalle loro difficoltà. Assicurati che sappia che il tuo affetto e il tuo sostegno non dipendono dalle sue prestazioni scolastiche.


Stabilisci un ambiente di comunicazione aperta in cui il tuo bambino si sente a suo agio nel parlare dei suoi sentimenti, delle sue difficoltà e dei suoi successi. Ascolta attentamente le sue preoccupazioni e accoglile senza giudicarle e incoraggialo a trovare le strate per affrontarle.




In questo articolo hai trovato alcuni consigli pratici per supportare il tuo bambino con DSA nei compiti a casa. Se riuscirai a provarli, li troverai davvero utili! Se hai domande o dubbi, non esitare a contattarmi.



Dott.ssa Liliana Colletti

Il mio metodo: promuovere il cambiamento valorizzando le risorse e i punti di forza

La pedagogia è la scienza che studia e promuove la formazione, l'educazione, l'apprendimento e la crescita delle persone in tutte le fasi della vita. In questo articolo approfondisco un approccio pedagogico che utilizzo nella mia pratica professione, concentrandomi su punti di forza, possibilità e opportunità di crescita piuttosto che su deficit, problemi o carenze. 

Il mio incontro con l'Appreciative Pedagogy



Nell'estate del 2020 ho partecipato a un workshop formativo sull'Appreciative Pedagogy tenuto dal pedagogista Fabio Olivieri, docente presso il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre e ricercatore di riferimento sull'Appreciative Inquiry in Italia. La formazione si è tenuta a Milano, presso gli spazi di Ostello Olinda, un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di ricostruire la storia e l'identità delle persone e insieme di riconvertire gli spazi chiusi dell'ex Ospedale Psichiatrico in luoghi aperti per una diversa accoglienza

Questo clima si avverte appena entrando, accolti da un giardino che riesce a conservare il suo naturale aspetto selvaggio con l'essenza della cura vitale. Anche l'edificio dell'ostello è costruito intorno a uno spazio verde centrale, che permette di respirare e di alzare lo sguardo al cielo sovrastante.




Cos'è l'Appreciative Pedagogy



L'Appreciative Pedagogy è un approccio pedagogico per la consulenza, l'insegnamento e l'apprendimento che si concentra su punti di forza, possibilità e opportunità di crescita piuttosto che su deficit, problemi o carenze. 

Parte da ciò che funziona bene nel presente e ciò che ha già avuto successo in passato nel sistema (familiare, scolastico, ecc.) per creare un ambiente positivo di crescita e possibilità, con il riconoscimento dei funzionamenti positivi delle persone e dei sistemi organizzativi che stanno affrontando un problema. 


L'assunto di fondo è che partendo da uno sguardo positivo dei punti di forza, invece che dai deficit, si hanno maggiori possibilità di uscire dalle situazioni di crisi.


Si basa sui principi dell'Appreciative Inquiry, un modello alla risoluzione dei problemi che si concentra sugli aspetti positivi di un'organizzazione o di una situazione. Nato e utilizzato nello sviluppo e nella gestione delle organizzazioni, è stato adattato per l'uso nell'ambito sociale ed educativo. 


L'Appreciative Pedagogy può essere utilizzata in una varietà di contesti educativi, dall'educazione della prima infanzia all'apprendimento degli adulti. È particolarmente efficace nel promuovere relazioni positive tra insegnanti e studenti e può aiutare a creare un ambiente di apprendimento più inclusivo e di supporto. Favorisce un senso di positività e impegno nel gruppo e può portare a una maggiore motivazione e a una comprensione più profonda.


Sono convinta che se non vediamo il potenziale nelle persone, se non le sopravvalutiamo, non permetteremo loro di rendersi migliori.


Come confermano le ricerche sull'effetto Pigmalione, se l'insegnante crede che un bambino sia meno dotato lo tratterà, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri e il bambino, interiorizzando il giudizio, tenderà a diventare proprio come l'insegnante lo aveva immaginato. 


Anche Viktor Frankl afferma che "se prendiamo l'uomo per quello che è lo rendiamo peggiore, ma se lo sopravvalutiamo lo promuoviamo a ciò che può essere realmente". 


A conclusione, offro uno stimolo per la riflessione, scritto da Andrea Prandin nel libro Re-inventare la famiglia. Penso che sintetizzi concretamente questo cambio di prospettiva.


Mentre la madre reitera il suo racconto sul figlio di otto anni, “intrattabile, oppositivo, insopportabile”, le chiedo se ci sia un momento della giornata in cui le appare diversamente. “È bravo solo quando dorme!”. A un primo sguardo questa risposta può sembrare ironica se non provocatoria, ma uno sguardo “poetico” me la fa apparire interessante e carica di possibilità. Mi incuriosisco e le chiedo com’è il figlio quando dorme: "Me lo descrive? Come respira? Cosa le ricorda? Chi le ricorda?" E così via. Le propongo poi di guardarlo più spesso, di farlo tutte le sere e tenere un diario segreto…



Questo articolo espone il mio approccio di lavoro di pedagogista e la filosofia dello Studio Pedagogico con la metafora "Sognare per Crescere", perché per crescere e far crescere è necessario immaginare e sognare ciò che non si scorge (ancora) nella realtà. 


Le attività e i servizi proposti nel mio Studio Pedagogico sono finalizzate a:

- prevenzione, creando uno spazio di consapevolezza e sensibilizzazione intorno ai processi educativi, formativi e di apprendimento per promuovere la cultura dell'educazione;

- intervento, con la consulenza e la progettazione pedagogica rivolta alle persone, alle famiglie e alle organizzazioni coinvolte in questi delicati e complessi processi.



Nell'articolo hai scoperto come lavoro, un approccio a cui mi ispiro e quali sono le finalità delle attività e dei servizi proposti nel mio studio. Se avessi delle curiosità a riguardo non esitare a contattarmi.


Dott.ssa Liliana Colletti

Mediazione umanistica: cos'è e perché potrebbe aiutarti

Ti trovi in una o più situazioni di conflitto con altre persone? Non riuscite più a comunicare? In questo articolo ti spiego cos'è la mediazione umanistica e la sua efficacia per affrontare i problemi di comunicazione e i conflitti in diversi ambiti.

La definizione e le origini della mediazione umanistica


La mediazione umanistica è un processo di risoluzione dei conflitti che coinvolge un mediatore, o più di uno, che aiuta le parti coinvolte a trovare una soluzione pacifica al loro conflitto ove possibile. La mediazione umanistica è diversa rispetto alla risoluzione giudiziaria, in cui un giudice emette una decisione vincolante per le parti coinvolte. La mediazione umanistica, invece, consente alle parti di esprimere le proprie esigenze, sensazioni e interessi in modo più informale, profondo e creativo.


Il mediatore è imparziale e aiuta le parti a comunicare in modo costruttivo, ad ascoltarsi reciprocamente. Inoltre, il mediatore non impone una soluzione, ma crea le condizioni affinché le parti possano raggiungere un accordo che è di loro mutuo accordo.


La mediazione umanistica viene utilizzata in molti contesti, tra cui conflitti familiari, dispute sul posto di lavoro, controversie tra vicini di casa, conflitti tra aziende e clienti, e molti altri. È uno strumento efficace per risolvere i conflitti in modo pacifico e trasformativo per tutte le parti coinvolte. Nel caso in cui il conflitto non possa essere risolto, le persone riducono l'ostilità e la violenza tra loro, acquisendo la consapevolezza l'uno dei bisogni dell'altro.


La nascita di questo metodo è grazie alla mediatrice francese Jacqueline Morineau, considerata una delle pioniere della mediazione familiare in Francia e in Europa. Nata a Dax (Aquitania, Francia) nel 1934, ha iniziato a svolgere attività di mediazione familiare negli anni '80, quando ha riconosciuto l'importanza di sviluppare strumenti e tecniche per aiutare le famiglie a risolvere i loro conflitti in modo pacifico. Dalla sua profonda conoscenza del mondo antico, attraverso gli studi prima in Archeologia Classica poi in Numismatica, e il lavoro come ricercatrice al British Museum di Londra, Jacqueline Morineau ha sviluppato la Mediazione Umanistica: un metodo che accoglie il conflitto affinché questo possa trovare uno spazio di espressione trasformativa della relazione. Nel 1984 ha fondato a Parigi, il CMFM, Centre de Médiation et de Formation à la Médiation; nello stesso anno ha preso il via anche il progetto di mediazione penale per la Procura del Tribunale di Parigi. Ad oggi, il CMFM ha effettuato oltre 7000 mediazioni in campo penale, sociale, familiare e scolastico. Jacqueline Morineau ha scritto molti articoli e libri sulla mediazione familiare e ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui l'Ordre National du Mérite, la più alta onorificenza civile francese, nel 2002.


Attualmente vive a Binanville, tra le rovine di un castello immerso nella campagna francese in cui ho potuto conoscerla e partecipare a un corso di formazione da lei tenuto. Insieme agli altri partecipanti abbiamo pernottato lì e condiviso con lei la maggior delle giornate, come suoi ospiti. La sua è una vita frugale, ispirata al vivere a contatto con la natura e alla dedizione alle cose semplici ed essenziali, come l'auto-produzione alimentare e la preghiera, dentro un ritmo di tempo lento.



Lo spirito della mediazione umanistica 


La Mediazione Umanistica ha tra i suoi elementi fondanti il riconoscimento della persona e dei suoi valori più profondi, feriti proprio dal conflitto, affinché emergano e vengano incontrati anche dall'altra persona.


Il conflitto è l'esperienza della separazione dall'altro, il vuoto dove si situa il caos.

«La mediazione accoglie il disordine. È un momento, un luogo, in cui è possibile esprimere le nostre differenze e riconoscere quelle degli altri. È un incontro nel quale si scopre che i nostri conflitti non sono necessariamente distruttivi, ma possono essere anche generatori di un nuovo rapporto».


La mediazione è un rito, uno spazio in cui può trovare voce il conflitto. Il suo punto centrale è l'incontro in cui si riapre la comunicazione, per incontrare la verità dell'altro.


L'incontro di mediazione segue un percorso in 3 fasi che richiama la struttura della tragedia greca:


1. Theoria, il momento iniziale in cui avviene il racconto del conflitto; 


2. Krisis, la fase successiva dove si ha il passaggio dalle parole ai sentimenti, in cui si manifesta il picco del conflitto; 


3. Katarsis, stadio conclusivo per andare oltre le emozioni e ritrovare la relazione, liberandola dal conflitto.


«I greci avevano avuto la bella idea di drammatizzare le situazioni e di metterle in scena come strumento di vita. La mediazione è la stessa cosa. La mediazione accoglie il dramma e conduce la sofferenza verso un altro livello. La guarigione può avvenire solo attraverso la cura dell’anima. Se non si raggiunge la dimensione più elevata è molto difficile trovare la pace». 


Il mediatore ha la funzione di facilitatore perché attraverso l'ascolto profondo, il non giudizio, i rimandi e le domande, favorisce un processo di evoluzione della relazione, lasciando alle parti la capacità di auto-determinazione nell'interrogarsi e nel confrontarsi con le proprie ambiguità.


La mediazione umanistica di Jacqueline Morineau rappresenta un progetto sociale per la promozione di una cultura della pace nel mondo. L'importanza della mediazione sta nel suo intervento preventivo, prima che il conflitto esploda e la relazione si frantumi, perché le situazioni soffocate, non riconosciute, possono diventare le più violente sul piano personale e sociale.



Arrivati qui, dovresti avere le informazioni per comprendere cos'è la Mediazione Umanistica, le origini, le finalità e in quali situazioni e ambiti può essere utilizzata. In questo articolo ho parlato di un altro metodo a cui mi ispiro nel mio lavoro di pedagogista. Se avessi voglia di saperne di più non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti

I care: avere a cuore l'educazione delle persone

Avere a cuore tutti i bambini, i ragazzi e gli adulti, a prescindere dai loro limiti e problemi, e portarli verso lo sviluppo del proprio potenziale è ciò che per me significa la parola "educare". In questo articolo ti spiego perché credo che l'educazione non sia affatto comandare, imporre e forzare le persone a crescere secondo un modello esterno.

Don Milani e la Scuola di Barbiana

Don Lorenzo Milani è stato un sacerdote ed educatore italiano noto per il suo lavoro nel campo dell'istruzione e della pedagogia. Nato il 27 maggio del 1923 a Firenze, è diventato famoso per il suo impegno nel migliorare l'istruzione per i bambini svantaggiati.

Don Milani è stato assegnato come parroco nella piccola comunità di Barbiana, in Toscana, nel 1954. Qui ha fondato una scuola per i ragazzi del posto, la "Scuola di Barbiana", che aveva l'obiettivo di offrire un'istruzione di qualità ai della classe operaia, emarginati dal sistema scolastico tradizionale. La scuola di Barbiana era aperta a tutti, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche. Sulla porta è affisso il messaggio I care: per Don Milani è il motto della migliore gioventù americana, significa “Mi sta a cuore” ed è l’esatto contrario del motto fascista “Me ne frego”.


L'approccio pedagogico

L'approccio pedagogico di Don Milani era basato sull'idea di un'educazione inclusiva e orientata alla giustizia sociale. Egli sosteneva che ogni bambino avesse il diritto di ricevere un'istruzione adeguata e che i sistemi educativi dovessero essere adattati per soddisfare le esigenze dei singoli studenti.

Don Milani ha attuato metodi innovativi nella sua pratica educativa. Ha promosso l'apprendimento attivo, coinvolgendo gli studenti in attività pratiche e concrete che riflettevano la realtà della vita quotidiana. Inoltre, ha incoraggiato il coinvolgimento dei genitori e della comunità locale nel processo educativo.

Nel contesto della società italiana degli anni '50 e '60, caratterizzato da profonde disuguaglianze sociali e da un sistema educativo fortemente elitario, don Milani ha sollevato l'attenzione sulla disparità nel sistema educativo e ha lavorato per rendere l'istruzione accessibile a tutti, indipendentemente dalla loro provenienza sociale. Don Milani ha influenzato molte persone con il suo lavoro, dimostrando che l'educazione può essere uno strumento per il cambiamento sociale e per la lotta contro l'ingiustizia.


Lettera a una professoressa

Nel 1967, insieme agli alunni della Scuola di Barbiana, Don Milani scrisse il libro "Lettera a una professoressa". In questa lettera, indirizzata a una sua ex insegnante, ha criticato apertamente il sistema scolastico e ha sottolineato l'importanza di un'educazione inclusiva che valorizzasse le esperienze e le necessità dei ragazzi provenienti da ambienti svantaggiati.

Il suo approccio pedagogico si basava sull'idea che l'educazione dovrebbe andare oltre la semplice trasmissione di conoscenze accademiche e promuovere la consapevolezza sociale, la partecipazione attiva e la lotta per la giustizia. Don Milani credeva che la scuola dovesse essere un luogo in cui i giovani potessero sviluppare una coscienza critica e diventare agenti di cambiamento nella società.


La figura di don Milani ha avuto un impatto duraturo sulla pedagogia contemporanea, soprattutto in Italia, e ha ispirato numerosi educatori e pedagogisti, me compresa, nel praticare un'educazione basata su inclusione, equità e giustizia sociale. 


Dott.ssa Liliana Colletti

Affrontare le piccole grandi sfide quotidiane con consapevolezza

Tutti affrontiamo periodi difficili e momenti di crisi che mettono in dubbio le nostre certezze. In questo articolo ti offro una lettura di questi eventi che possa permettere di allargare lo sguardo per accoglierli e per lasciare andare le sicurezza a cui ci ancoriamo.

Voglio aprire questo articolo raccontando la storia dei tre spaccapietre.



Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi.

Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.


Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente.

“Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.

“Non lo vedi?” rispose l’uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. “Mi sto ammazzando di fatica”.

Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.


S’imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato.

“Che cosa fai?”, chiese anche a lui, il pellegrino.

“Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”, rispose l’uomo.

In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.


Giunse quasi in cima alla collina. Là c’era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.

“Che cosa fai?”, chiese il pellegrino.

“Non lo vedi?”, rispose l’uomo, sorridendo con fierezza. “Sto costruendo una cattedrale”.

E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

                                                                           . . . 


I momenti di crisi arrivano e questo succede per una ragione, non sono accidentali. 

Sono prove che nella vita ci mettono davanti a delle scelte per noi importanti, a volte rimandate perché difficili da prendere, a volte impossibili in quel momento; ma esistono per rispondere ad un'emergenza, un bisogno insoddisfatto che portiamo dentro. 

A volte sono pesanti come dei macigni e ci chiediamo per quanto ancora riusciremo a farcene carico, senza venirne schiacciati. Si vorrebbero cancellare o almeno lasciarli a terra per un po', solo per qualche respiro, e poi ripartire con il proprio zaino pieno di pietre. 


Devo dirvi quello che ho scoperto...

Non si possono evitare le difficoltà, i problemi e i conflitti. 

Non esistono soluzioni facili in queste situazioni. 

Non ci sono ricette pronte all'uso o tecniche che una volta applicate risolveranno tutto e in modo definitivo. 


Questa è una buona notizia, anche se apparentemente sembrerebbe il contrario. 

Cosa significa, lo suggerisce la metafora di Paulo Coelho dal libro "Il cammino di Santiago":

"La barca è più sicura nel porto, tuttavia non è per questo che le barche sono state costruite".   


Ognuno di noi ha un viaggio da fare nella vita, lungo o corto che sia. 

Restare attraccati al porto con la propria barca, vuol dire non avventurarsi nell'esplorazione del mare, rimanere imbrigliati in qualcosa che si conosce e che per questo dà sicurezza; ma è nell'incertezza, in ciò che non conosciamo, nel mare anche in tempesta, che scorgeremo la bellezza del navigare. 


E quando durante il nostro percorso, tra gli ostacoli, le salite e le discese, arriveranno anche i tratti più difficili, lasciamo che questo accada. Accogliamoli senza respingerli, perché saranno dei buoni accompagnatori, se riusciremo ad ascoltarli e a conoscerli meglio. 

Evitare le difficoltà non ci permette di progredire verso la nostra meta; il rischio è quello di alimentare l'illusione di vivere bene perché non abbiamo problemi; questo non può essere reale.


La vita è fatta di piccole grandi sfide quotidiane. La somma di queste, e delle strade che scegliamo di intraprendere per affrontarle, costruisce la nostra storia e la nostra identità.



Ringraziamo le difficoltà e la nostra scelta di resistere, di ri-esistere attraverso queste perché ci trasformano, ci arricchiscono.

Se guardiamo meglio, nel nostro zaino pieno di pietre pesanti ci sono molte gemme preziose. Dopo averle ripulite le vedremo per quel che sono davvero, e ci meraviglierà la loro lucentezza: è il nostro sguardo che dà la forma alle cose che osserviamo e sono le nostre orecchie che danno il suono alle parole che ascoltiamo.



Quando pensiamo alle nostre difficoltà, in famiglia, al lavoro, nelle relazioni, chiediamoci:

Cosa sto facendo? E perché lo faccio? Sto spaccando pietre o sto costruendo una cattedrale?



In questo articolo ho scritto di come le difficoltà e i momenti di crisi siano importanti nella nostra vita perché ci permettono di crescere, sviluppare nuove risorse e maggiore consapevolezza

Se avessi domande o curiosità non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti

La filosofia di Studio Pedagogico: guardare oltre, trovare tesori

Prima di analizzare una persona e le difficoltà che incontra, è necessaria una comprensione profonda possibile solo attraverso la relazione empatica. In questo articolo, più simile a una pagina di diario, troverai riflessioni personali, la filosofia e l'orientamento che è alla base del mio lavoro.

Il testo della canzone "Il cielo è sempre più blu" di Rino Gaetano esprime le contraddizioni della nostra società, ma anche la speranza che, nonostante le disuguaglianze sociali ed economiche, alzando lo sguardo si vedrà che il cielo è per tutti. Il cielo è sempre più blu perché esiste e resiste a tutte le vicissitudini umane e alle particolari condizioni di vita individuali, è qualcosa che va oltre la nostra stessa esistenza: c'è e permane prima e dopo di noi.

Gianni Rodari dice che il cielo è di tutti, interrogandoci sul motivo di vivere "spezzettando" la Terra. La terra, l'ambiente non è proprietà esclusiva solo di alcuni, ma è manifestazione di un bene comune sempre presente. 



"Il cielo è di tutti gli occhi,

di ogni occhio è il cielo intero.

...

Spiegatemi voi dunque,

in prosa od in versetti,

perché il cielo è uno solo

e la Terra è tutta a pezzetti".


Guardando il cielo provo un grande senso di meraviglia, mi capita anche con le persone: cerco di mantenere quel sentimento che provavo da bambina e che mi protegge dall'uso di definizioni o etichette riduttive, per capire meglio chi ho davanti e cosa vive.  Questa è la mia postura pedagogica ed esistenziale, un atteggiamento proprio della filosofia, piena di domande più che definizioni, nata dalla meraviglia, dalla reazione spontanea degli uomini suscitata dalla bellezza delle cose. I primi filosofi si interrogavano sull'origine del mondo e della realtà e riconducevano questa al concetto di Unità (il Tutto, l'Uno) a una sostanza, forza e legge che anima il mondo e che corrisponde al principio originario da cui tutte le cose sono state create, e a cui tutte torneranno. Io mi interrogo sul mistero delle persone e delle loro relazioni


Il distacco dal senso primordiale di unità provoca in noi nostalgia e dolore. Avviene anche nel momento del parto, quando il bambino nasce separandosi dal corpo della mamma, con la quale viveva in simbiosi e dipendenza: la prima azione che fa il bambino infatti è un grido di dolore.


Questa sofferenza si rivive durante i conflitti, perché in queste situazioni si avverte una profonda separazione dagli altri e riemerge il "trauma originario". Questo trauma va compreso, riconosciuto se si vuole conoscere più profondamente l'altro, non psicologicamente (nel mio caso, di filosofia e psicologia ne ho studiata e insegnata un po') ma umanamente.


Ciascuno custodisce in sé il mistero della propria vita e della vita del mondo. Guardare oltre, nelle ferite profonde, permette di trovare un tesoro incommensurabile: i bisogni, i desideri e i sogni di tutti gli esseri umani ed è ciò che cerco di fare ogni giorno nella mia vita personale e professionale.



In questo articolo ho scritto una pagina di diario con riflessioni personali in cui racconto la filosofia che guida il mio lavoro di pedagogista. Se avessi curiosità o domande non esitare a contattarmi. 


Dott.ssa Liliana Colletti