Prima di analizzare una persona e le difficoltà che incontra è necessaria una comprensione profonda, possibile solo attraverso la relazione empatica. In questo articolo, più simile a una pagina di diario, troverai riflessioni personali, la filosofia e l'orientamento che è alla base del mio lavoro.
Il testo della canzone "Il cielo è sempre più blu" di Rino Gaetano esprime le contraddizioni della nostra società, ma anche la speranza che, nonostante le disuguaglianze sociali ed economiche, alzando lo sguardo si vedrà che il cielo è per tutti. Il cielo è sempre più blu perché esiste e resiste a tutte le vicissitudini umane e alle particolari condizioni di vita individuali, è qualcosa che va oltre la nostra stessa esistenza: c'è e permane prima e dopo di noi.
Gianni Rodari dice che il cielo è di tutti, interrogandoci sul motivo di vivere "spezzettando" la Terra. La terra, l'ambiente non è proprietà esclusiva solo di alcuni, ma è manifestazione di un bene comune sempre presente.
"Il cielo è di tutti gli occhi,
di ogni occhio è il cielo intero.
...
Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la Terra è tutta a pezzetti".
Guardando il cielo provo un grande senso di meraviglia, mi capita anche con le persone: cerco di mantenere quel sentimento che provavo da bambina e che mi protegge dall'uso di definizioni o etichette riduttive, per capire meglio chi ho davanti e cosa vive. Questa è la mia postura pedagogica ed esistenziale, un atteggiamento proprio della filosofia, piena di domande più che definizioni, nata dalla meraviglia, dalla reazione spontanea degli uomini suscitata dalla bellezza delle cose. I primi filosofi si interrogavano sull'origine del mondo e della realtà e riconducevano questa al concetto di Unità (il Tutto, l'Uno) a una sostanza, forza e legge che anima il mondo e che corrisponde al principio originario da cui tutte le cose sono state create, e a cui tutte torneranno. Io mi interrogo sul mistero delle persone e delle loro relazioni.
Il distacco dal senso primordiale di unità provoca in noi nostalgia e dolore. Avviene anche nel momento del parto, quando il bambino nasce separandosi dal corpo della mamma, con la quale viveva in simbiosi e dipendenza: la prima azione che fa il bambino infatti è un grido di dolore.
Questa sofferenza si rivive durante i conflitti, perché in queste situazioni si avverte una profonda separazione dagli altri e riemerge il "trauma originario". Questo trauma va compreso, riconosciuto se si vuole conoscere più profondamente l'altro, non psicologicamente (nel mio caso, di filosofia e psicologia ne ho studiata e insegnata un po') ma umanamente.
Ciascuno custodisce in sé il mistero della propria vita e della vita del mondo. Guardare oltre, nelle ferite profonde, permette di trovare un tesoro incommensurabile: i bisogni, i desideri e i sogni di tutti gli esseri umani ed è ciò che cerco di fare ogni giorno nella mia vita personale e professionale.
In questo articolo ho scritto una pagina di diario con riflessioni personali in cui racconto la filosofia che guida il mio lavoro di pedagogista. Se avessi curiosità o domande non esitare a contattarmi.
Dott.ssa Liliana Colletti